Lo diceva già Talete 2600 anni fa: l’acqua è il principio supremo; la Terra non è altro che acqua condensata, l’aria acqua rarefatta. Senza l’acqua non potremmo esistere.
Il 70-80% del corpo umano è costituito da acqua ed è noto che non si può sopravvivere più di un paio di giorni senza bere; infatti si raccomanda di ingerire circa 2 litri di liquidi al giorno, sotto qualsiasi forma (evitando, comunque, di bere troppo alcool…). Le minestre che in passato erano tanto diffuse permettevano non soltanto di aumentare la quantità ingerita ma anche di cuocere l’acqua rendendola più sicura per il consumatore. Esiste perfino una zuppa toscana chiamata “acquacotta“: il nome, forse, non attira granché, ma rivela l’importanza che si attribuiva all’elemento liquido (e la minestra, al contrario di quanto suggerisce il nome, è anche piuttosto nutriente, ed ottima).
Fin qui tutto bene, soprattutto per chi ha accesso all’acqua potabile ed ancor più per chi dispone di acqua corrente, a cui solitamente basta aprire il rubinetto per bere, cucinare, farsi una doccia, lavare o innaffiare le piante. Si tratta del consumo diretto, che comprende anche i consumi del commercio e dell’artigianato urbano e la pulizia delle strade.
Se il consumo diretto del Madagascar è di 10 litri d’acqua al giorno pro capite, negli Stati Uniti supera i 600 – vale a dire che è estremamente variabile! La media mondiale è di circa 40 litri per persona.
Moltiplicata per oltre 7 miliardi di abitanti della Terra fa oltre 280 miliardi di litri al giorno.
Ma non è tutto.
Si tratta soltanto della punta dell’iceberg.
Infatti la produzione di tutto ciò che possediamo o utilizziamo consuma acqua: l’automobile (per produrre il solo acciaio necessario per un veicolo occorrono mediamente 300 000 – trecentomila! – litri d’acqua), i vestiti (quasi 10 000 litri per un paio di jeans), il cibo (anche 20 000 litri per un chilo di bovino stabulato, 5 000 litri per un chilo di riso, 590 litri per un chilo di grano o di soia…).
Questo viene definito consumo virtuale, cioè l’acqua necessaria per estrarre le materie prime e fabbricare i prodotti.
E’ noto che i tre quarti del pianeta Terra sono fatti d’acqua. Soltanto il 3% di questa è però costituito dall’acqua dolce: fiumi, laghi, falde acquifere… e non sempre si raggiungono facilmente.
Complessivamente ci sono 3 000 000 000 000 000 000, 3 miliardi di miliardi di litri in stock.
Vi pare molto? In realtà, mica tanto: è soltanto lo 0,0005% della massa terrestre.
Quasi il 69,5% di quest’acqua è sotto forma di ghiaccio e quasi il 30% è nascosto sotto terra; non è dunque facilissimo servirsene. Inoltre le risorse sono distribuite in maniera piuttosto variabile: in Africa il 97% degli abitanti non ha accesso all’acqua potabile canalizzata ed il 14% beve acque di superficie (stagni, fiumi, laghi, …) mentre in Asia ed in America latina il 90% può bere semplicemente aprendo il rubinetto.
Praticamente un individuo su quattro vive in una regione in cui le riserve sotterranee sono sovrasfruttate, il che significa che a termine si esauriranno, trasformando l’area in deserto.
Con l’aumento esponenziale della popolazione mondiale (nel 1939 eravamo 2 miliardi, oggi superiamo i 7,5) che ha bisogno di alloggio, cibo e vestiti per non citare che i bisogni primari, tra pochissimo tempo rischiamo di non avere più acqua a sufficienza. Sarà necessario estrarla dal mare o dall’aria, riciclare le acque reflue, insomma trovare delle soluzioni che permettano la sopravvivenza dell’umanità. Sono però soluzioni che hanno un costo molto alto. Se riusciamo a cambiare le nostre abitudini, riprendendone ad esempio alcune del passato, possiamo ridurre lo spreco e diminuire facilmente il consumo. L’ambiente e il portafoglio ci ringrazieranno.
Per ridurre il nostro consumo d’acqua diretto ed indiretto, possiamo, per esempio:
- dotare i rubinetti di aeratori – che riducono il flusso – e stare attenti che non ci siano perdite; controllare periodicamente le guarnizioni, senza dimenticare quelle degli sciacquoni;
- usare sciacquoni a due velocità o inserire nella vaschetta una bottiglia di plastica piena per limitare la quantità d’acqua presente;
- preferire la doccia al bagno nella vasca;
- l’acqua e il sapone (o i gel ed altri) seccano la pelle distruggendo il film lipidico cutaneo, cosa che rende necessario ricorrere a creme e lozioni (la cui produzione richiede un importante consumo d’acqua). Sempre più studi indicano che fare la doccia o lavarsi i capelli tutti i giorni non è necessario!
- nel lavarsi i denti pensare a chiudere il rubinetto mentre ci si spazzola;
- in estate o se la stanza da bagno è calda si può chiudere l’acqua per insaponarsi;
- lavare i piatti lasciandoli a bagno nell’acqua insaponata dopo aver eliminato i resti di cibo. Molti consigliano di risciacquarli in una bacinella piena d’acqua pulita, ma evidentemente se le cose da lavare sono tante nel giro di poco tempo l’acqua non sarà più pulita affatto… In ogni caso è opportuno lavare tutto prima di risciacquare sotto il rubinetto aperto (non al massimo);
- limitarsi ad eliminare i resti di cibo dai piatti prima di sistemarli nella lavastoviglie. Se le stoviglie sono davvero incrostate basta lasciarle in ammollo per mezz’ora;
- l’acqua di cottura della verdura o della pasta può essere riutilizzata: vedere qui e qui;
- sistemare un bidone in giardino o sul terrazzo per recuperare l’acqua piovana, che servirà per innaffiare le piante e non solo: se l’inquinamento non è eccessivo la si può usare per lavarsi o per qualsiasi uso non alimentare;
- acquistare prodotti di stagione: le serre consumano molta acqua e così i trasporti (sapete che le ciliegie che si trovano nei supermercati attorno a Natale oltre a costare decisamente troppo e ad essere totalmente prive di sapore sono tra i prodotti più inquinanti?);
- acquistare alimenti locali: sono più freschi, le verdure sono raccolte più a maturità e sono quindi migliori, ed inoltre non subiscono trasporti su lunghe distanze che sono anch’essi all’origine di importanti consumi di acqua.
- comprare meno capi d’abbigliamento ma di migliore qualità. Dureranno più tempo e a lungo termine sono quindi più economici;
- comprare, in generale, meno cose;
- usare meno carta, soprattutto in cucina, preferendo stracci o panni riutilizzabili.