Viollet-le-Duc, lo conoscete? E’ lui che ha restaurato (ed ampiamente ricostruito) i più noti monumenti medievali francesi, come ad esempio Carcassona e Pierrefonds. La sua filosofia si rispecchia perfettamente nella dichiarazione
“Restaurare un edificio non significa assicurarne la manutenzione, ripararlo o rifarlo; significa invece riportarlo ad uno stato di completezza che può non essere mai esistito.”
Se nessuno dei suoi contemporanei – o quasi contemporanei – ne ha eguagliato la fama, alcuni hanno lasciato tracce importanti nell’architettura di diversi paesi, come Alfredo de Andrade – portoghese di nascita ma attivo in Italia, di cui divenne cittadino pochi anni prima di morire – che ha restaurato chiese e castelli ed è noto soprattutto per aver realizzato una copia di successo: il Borgo Medievale di Torino, costruito per l’Esposizione Universale del 1884 ed oggi parte integrante del paesaggio cittadino.
Fu proprio ad un allievo di Viollet-le-Duc, André Lecomte du Nouÿ, che il re di Romania Carol I affidò il restauro di numerosi monumenti rumeni. Tra questo la chiesa principesca di Curtea de Arges, punto d’arrivo di una delle più belle strade di montagna del mondo: il Transfagarasan.
Come la strada Transalpina che corre parallela poco più ad ovest, il Transfagarasan attraversa le Alpi transilvaniche (o Carpazi meridionali) da nord a sud, snodandosi per 151 km dalla cittadina di Cartisoara in Transilvania all’Oltenia, valicando a 2042 m di altezza il massiccio del Fagaras sulla riva del lago glaciale di Balea e raggiungendo la Valacchia attraverso una galleria di oltre 800m per poi scendere serpeggiando verso la diga del lago Vidraru ed oltre, fino al termine ufficiale del suo tragitto, la cittadina di Bascov.
La parte montagnosa del percorso è recente: Ceaucescu, dittatore comunista allontanatosi dall’ortodossia sovietica, temeva l’invasione dei carri armati di Mosca com’era avvenuto in Cecoslovacchia nel 1968. Sebbene esistessero altre strade per attraversare le montagne, queste seguivano però tutte il letto di un fiume – con una sola eccezione – ed erano così molto esposte agli attacchi nemici.
Il nuovo Transfagarasan permetteva di collegare le guarnigioni di Sibiu a nord con quella a sud di Pitesti, al di là del lago Vidraru. Fu costruito in quattro anni, essenzialmente dai soldati. Inizialmente il tracciato prevedeva una galleria più bassa lunga 7 km, che l’avrebbe reso percorribile tutto l’anno, ma il progetto fu abbandonato per ragioni di costi e di difficoltà di realizzazione a favore di quello attuale, che non permette la rimozione della neve in un’area in cui le precipitazioni invernali sono particolarmente abbondanti. Questa strada spettacolare è dunque agibile nella parte alta soltanto tra la fine di giugno o l’inizio di luglio ed il 1° novembre.
Il versante meridionale dispiega tutto il suo fascino soprattutto verso la fine del periodo di apertura. Quando si raggiunge il limite tra il piano subalpino ed il piano montano, dove larici ed abeti cedono il passo ai faggi ed ai carpini, si è investiti da un’esplosione di colori che vanno dal verde intenso al rosso acceso e, con un po’ di fortuna, da una pioggia di foglioline dorate che si staccano dagli alberi e volteggiano scintillando nel sole fino a raggiungere la terra. Poco dopo il lago le inevitabili allusioni a Dracula ci avvertono che stiamo per arrivare sotto la fortezza di Poienari, a cui si accede salendo … 1480 scalini (anche qui è più saggio andare quando fa più fresco…).
Ancora qualche decina di chilometri e la parte turistica del Transfagarasan si conclude a Curtea de Arges, cittadina che accoglie un importante monastero fondato da Neagoe Basarab, voivoda della Valacchia tra il 1512 ed il 1521, e la sua chiesa signorile.
Rampollo di una delle famiglie più potenti della Valacchia, i Craiovescu (da cui derivano i Brancoveanu di cui parlerò in un’altra occasione), Neagoe sostiene di essere in realtà figlio del voivoda Basarab IV, detto il piccolo impalatore (Tepelus) o il giovane (per distinguerlo dal suo predecessore Basarab III il vecchio al quale il giovane ha sottratto il trono); intende così legittimare la propria candidatura stabilendo una filiazione diretta con Basarab I, considerato il fondatore dello Stato valacco.
Educato da vero figlio dell’alta aristocrazia, Neagoe conosce lo slavo ed il greco e viaggia molto in Italia ed a Costantinopoli. Proprio qui pare che il sultano Bayezid II l’abbia incaricato di sovrintendere alla costruzione di una moschea, il cui capomastro è un armeno chiamato Manoli di Niaesia che Neagoe porta con sé quando torna in Valacchia. Questi ha sposato la bella Ana, che alcune fonti dicono essere figlia illegittima di Pirvu Craiovescu, padre ufficiale di Neagoe, che quindi è suo fratellastro.
Neagoe incarica dunque Manoli, o Manole, di ricostruire la chiesa signorile di Curtea de Arges – due terremoti hanno infatti irrimediabilmente danneggiato il vecchio edificio eretto un secolo prima da Vlad Dracul.
Narra la leggenda che il lavoro fatto durante il giorno veniva misteriosamente disfatto di notte, cosicché la costruzione non procedeva. C’era soltanto un modo per andare avanti: sacrificare un essere vivente che sarebbe stato murato nella struttura della chiesa. Si decise che sarebbe toccato alla prima donna che si sarebbe presentata l’indomani.
Tutti gli operai vietarono alle mogli di uscire di casa, salvo Manole. Ad essere murata viva toccò dunque alla bella Ana, la prima ad arrivare. Si poté così terminare la costruzione.
Probabilmente questa leggenda nasce dallo sciovinismo delle maestranze e dalle superstizioni dell’epoca. Manole era armeno e dunque straniero, inviso ai lavoratori che quindi si ribellarono. Ana perse certamente la vita durante la rivolta e fu sepolta nelle fondazioni. Inoltre si pensava che per favorire l’avanzamento di un’opera bisognasse murare un’ombra rubata: quella di una persona in piedi nel sole la cui proiezione veniva misurata di nascosto con un bastone che poi veniva spezzato alla lunghezza giusta e sepolto; la persona a cui l’ombra era stata rubata impazziva, perché le era stata sottratta l’anima. Ed ecco riuniti tutti gli elementi.
Dopo la ricostruzione la chiesa ebbe altri guai e dovette essere restaurata più volte.
Alla fine del XIX secolo il re Carol I, che l’aveva trovata in pessimo stato e voleva farne la necropoli di famiglia, decise di restaurarla e di far costruire nel perimetro del monastero una residenza estiva destinata per metà a lui, mentre l’altra metà sarebbe rimasta a disposizione del vescovo. Per il progetto si rivolse a Viollet-le-Duc, ma questi rifiutò per ragioni di età, orientandolo verso il suo allievo André Lecomte de Nouÿ, che non lesinò gli sforzi: soltanto l’intervento di un noto architetto rumeno, Grigore Cerchez, evitò la demolizione dell’edificio per ricostruirne uno totalmente nuovo.
Lecomte de Nouÿ fece rimuovere gli affreschi ancora presenti (alcuni ci sono ancora, conservati in vari musei), sostituendoli con pitture nuove. Fece lo stesso con le torrette, che voleva più ampie ed imponenti. Nel parco, per non ingombrarlo, fece demolire una cappella.
I lavori durarono dal 1875 al 1886 e, se ben presto la corte decise di soggiornare preferibilmente al più spettacolare castello di Sinaia, Curtea de Arges mantenne – ed ancora mantiene – il privilegio di accogliere le spoglie mortali dei re e delle regine di Romania (con l’eccezione della regina madre Elena, nata principessa di Grecia e di Danimarca). Qui, il 13 agosto 2016, è stata sepolta la regina Anna di Borbone-Parma, moglie di Michele I, ultimo re di Romania.
Una risposta su “Quote ed altezze – Transfagarasan e Curtea de Arges”
https://varie-ed-eventuali-blog.blogspot.it/search?q=curtea+de+arges mi sorprende accorgermi che sono già passati tanti anni da quando ci sono stata anch’io