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Mărțișor

Un giorno arrivò sulla Terra una bellissima giovane. Era la stella chiamata Sole, scesa dal cielo per vedere da vicino il pianeta che viveva della sua luce.

Il sole fa capolino tra gli alberi del bosco

In cammino incontrò uccelli che cantavano, bambini che giocavano ridendo, persone felici. Ma all’improvviso incrociò uno Zmeu.

Bisogna sapere che lo Zmeu è un personaggio malefico dalle sembianze umane ma dall’animo diabolico che possiede poteri soprannaturali.

Come vide questa bellezza il cattivo decise che doveva tenerla per sé, e soltanto per sé. Quindi si affrettò a rapirla e la portò nel suo palazzo. Lì la nascose.

Palazzo in rovina

Senza il Sole gli uccelli smisero di cantare, i bambino dimenticarono i giochi ed il riso, e nelle strade non si vide più che gente afflitta, triste ed infelice.

L’unica reazione venne da un giovane, che prese la spada ed andò a sfidare lo Zmeu. Quest’ultimo accettò di battersi in duello, sghignazzando, perché era certo che si sarebbe mangiato il giovane sconsiderato in un boccone.

Con sua grande sorpresa non fu così: la lotta ebbe per lui un esito fatale. Cadde e morì, ma prima riuscì a ferire mortalmente il giovane, che con le ultime forze riuscì a liberare il Sole, prima di stramazzare al suolo in mezzo alla neve.

Il Sole si affrettò a ritornare in cielo ed illuminò nuovamente la Terra. Gli uccelli ripresero a cantare, i bambini a giocare e ridere, la gente ritrovò la felicità.

Soltanto una persona non poté rallegrarsi della conclusione della storia: il giovane infatti si accasciò nella neve ed il suo sangue scorse su di essa formando lunghi rivoli rossi.

Poi la neve si sciolse e gli uomini vennero a cercarlo, ma trovarono soltanto un campo di bianchissimi bucaneve macchiati di sangue.

Bucaneve

Poiché non erano riusciti a salvarlo, gli uomini decisero allora di celebrarne la memoria regalandosi l’un l’altro dei fiori bianchi come la neve e rossi come il sangue, ogni anno allo scioglimento delle nevi.

Insieme ad altre, questa leggenda è all’origine del mărțișor, un piccolo portafortuna sospeso ad un cordoncino bianco e rosso che Rumeni e Bulgari – entrambi eredi dei Daco-Traci – regalano alla famiglia e agli amici il 1° marzo per festeggiare il prossimo arrivo della primavera.

I Bulgari, che lo chiamano martiniza, fanno risalire l’usanza all’epoca del loto primo “hannat”, embrione di Stato insediato sulle rive del Danubio nel VII secolo D.C. Gli archeologi, però, ritengono che possa trattarsi di un uso ben più antico, poiché in alcune sepolture dei Traci vecchie di 8000 anni hanno rinvenuto dei piccoli oggetti che fanno pensare ai mărțișor – per lo più monete legate da cordini.

Il mărțișor ricevuto era subito legato al ramo di un melo, dove restava finché i fiori non si schiudevano. In tempi più recenti si prese l’abitudine di tenerlo appuntato sul petto per tutto il mese di marzo.

Oggigiorno, pur se internet ed email sottraggono molto alla poesia legata a questa piccola testimonianza di amicizia e di affetto (in effetti è piuttosto difficile appuntarsi sul bavero l’allegato di una email!), sono ancora in molti (e soprattutto molte) ad esibire fieramente un mărțișor sulla giacca o a metterlo in bella mostra nella loro casa.

E’ un piccolo portafortuna che ha ancora un bel futuro davanti.

Martisor, piccolo portafortuna offerto all'arrivo della primavera

Una risposta su “Mărțișor”

la mia prima visita in Romania (1963) è avvenuta proprio a marzo e cugini zii e prozii me ne avevano regalati a decine. chissà dove saranno finiti

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