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Il terril – la montagna del nord carbonifero

Aberfan

Il 21 ottobre 1966 Aberfan, una cittadina carbonifera del Galles, incomincia la giornata come al solito: i minatori si preparano a scendere nei pozzi, i commercianti aprono i negozi, i bambini si preparano ad andare a scuola per l’ultima mattina di lezione prima delle vacanze d’autunno. Il tempo è pessimo, piogge forti flagellano la regione da tre settimane. Ad un tratto la cima della montagnola di scorie n° 7 frana e 110.000 m3 di scorie minerarie investono l’abitato, inghiottendo due case coloniche sul loro passaggio; 38.000 m3 seppelliscono la scuola: le vittime saranno 144, tra cui 116 bambini.

Il villaggio di Aberfan dopo lo smottamento della montagna di scorie n° 7, il 21 ottobre 1966
Il villaggio di Aberfan dopo lo smottamento della montagna di scorie n° 7, il 21 ottobre 1966

Com’è potuto succedere un tale disastro, ricordato anche nella prima stagione dell’eccellente serie “The Crown”? Si sarebbe potuto evitare?

La risposta è: forse sì, se fossero state rispettate le procedure imposte dallo stesso proprietario della miniera, il National Coal Board, che gestiva le attività minerarie nazionalizzate nel Regno Unito.

Infatti l’erezione di una montagna di scorie era fortemente sconsigliata sui terreni ricchi di sorgenti qual era, in parte, quello su cui sorgeva la n° 7. Ma le considerazioni sui costi avevano indotto ad ignorare le buone pratiche e ridotto al silenzio la coscienza di chi era incaricato di decidere.

Ma che cos’è un “terril”?

Per capire bene occorre sapere che cos’è una montagnola di scorie, il «terril»: per molti è soltanto un nome attribuito a una specie di collina, generalmente conica, di cui si sa appena che fa parte del paesaggio minerario. La realtà è un po’ più complessa.

Panorama minerario
Panorama minerario

Incominciamo dalla miniera

Bisogna innanzi tutto avere un’idea di come funziona una miniera, vale a dire un giacimento di materiali, in particolare di carbone, oggetto di attività di estrazione. Se il giacimento è poco profondo e orizzontale, l’estrazione avverrà a a cielo aperto (come in una cava, che si differenzia da questo tipo di miniera soltanto per la natura del materiale estratto); se invece si trova in profondità come nel caso del carbone occorre scavare dei pozzi e delle gallerie prima di estrarre il primo pezzo.

Il sottosuolo contiene grandi quantità di acqua ed occorre pertanto installare delle pompe per evacuarla in superficie ed evitare l’allagamento delle gallerie in cui lavorano i minatori. Bisogna anche sbarazzarsi dei materiali estratti per effettuare gli scavi. Dopo l’estrazione vera e propria il carbone, più o meno mescolato a terra e pietre, viene caricato sui vagonetti per essere portato in superficie.

Attività sotterranea e attività in superficie

Tutti conoscono il lavoro che si fa in fondo alla miniera e i pericoli legati ai crolli, al grisou, al pulviscolo di carbone, alle inondazioni – pochi invece sanno che cosa avviene in superficie.

La risalita del materiale estratto: la gabbia solleva i vagoncini fino al ponte in cui avviene la selezione: il carbone prosegue a sinistra, le pietre e gli altri detriti a destra
La risalita del materiale estratto: la gabbia solleva i vagoncini fino al ponte in cui avviene la selezione: il carbone prosegue a sinistra, le pietre e gli altri detriti a destra

Il materiale estratto, caricato su un vagocino (detto berlina o «skip») viene convogliato in superficie con un ascensore a gabbia, fino al livello di una sorta di ponte coperto in cui corrono dei binari. Lì è preso in consegna da un operaio, incaricato di separare i carichi di carbone da quelli di pietre ed altri residui. Il carbone viene convogliato in una direzione in cui lo attendono le operazioni che lo renderanno idoneo alla vendita: lavaggio e calibratura. Il resto va nella direzione opposta, verso un dispositivo che lo rovescia, facendolo cadere in vagoncini che, tirati da un cavo, lo faranno risalire fino alla sommità di una montagnola che, di carico in carico, diventerà quella cosa così caratteristica del paesaggio dei bacini carboniferi del nord: il terril.

I vagoncini che portano i residui al terril
I vagoncini che portano i residui al terril

Che aspetto ha un terril?

Nel caso descritto si tratterà di una montagnola conica, in cui lo sversamento avviene da un unico punto sulla cima. E’ caratteristica della prima metà del XX secolo, quando ha sostituito le montagnole piatte formate dalle scorie smaltite su superfici più ampie con mezzi più primitivi, che sono difficili da distinguere da altre colline naturali. I terril «moderni», dal canto loro, sono semplicemente un’evoluzione della montagnola conica, ossia massicci formati da diversi coni.

Vantaggi…

Queste colline artificiali, il cui nome francese deriva con ogni probabilità dal termine vallone «terri», o «téré» possono essere sterili (per esempio nel caso della montagnola di antimonio di Ouche, nella regione francese del Cantal) o presentare una grande varietà di piante, installatesi dopo la chiusura delle miniere. Alcune sono coperte di alberi da frutto nati dai semi e dai noccioli dei frutti che i minatori si portavano in fondo alla miniera, i cui resti venivano gettati nei vagoncini, o di acetosa, i cui semi si annidavano nelle fibre del legno di abete usato nelle gallerie. Su altre, come a Blégny nei pressi di Liegi, delle samare di betulla hanno colonizzato la montagnola, consolidando il terreno e preparandolo per altre specie autoctone, come il noce, l’acero, il frassino, il nocciolo, il sambuco o il biancospino, o alloctone come la robinia, la buddleia o il prunus serotina.

… e svantaggi

A volte i terril creano veri problemi ambientali, come nel caso dei “Monte Kali” tedeschi, detti anche “Kaliberg” o “Kalimangiaro”, enormi colline di sale (la più alta, di 250m, si trova a Philippsthal): formati essenzialmente di cloruro di sodio e metalli pesanti, il dilavamento dovuto alle acque pluviali provoca un serio eccesso di salinizzazione delle falde acquifere.

Montagna di sale, detta "Monte Kali" o "Kalimangiaro"
Montagna di sale, detta “Monte Kali” o “Kalimangiaro”

Quando la miniera è in attività, quindi, il terril è estremamente instabile e va monitorato con attenzione per evitare frane. Nel caso di Aberfam, il colpo di grazia a una situazione già compromessa (c’era già stata una colata che si era fermata a 150m dal paese un paio d’anni prima) è stato dato dal maltempo, che nella notte precedente il disastro aveva provocato una piccola frana della cima, con formazione di una sorta di cratere che si era riempito d’acqua, aumentando ulteriormente la pressione.

Oggi

Oggi tutte le miniere di carbone europee hanno chiuso (mentre sussistono miniere di ferro, rame, zinco, nichel, cromo, argento ed oro), ma i terril, spesso visitabili, fanno ancora parte del paesaggio del Belgio, della Francia e della Germania, dove il loro profilo triangolare è chiaramente distinguibile sulla linea piana dell’orizzonte.